Dibattito sul futuro del Pri

Una prospettiva liberaldemocratica per il rilancio

di Carlo Pasqualini

Sulla "Voce" del 12 novembre 2008 il Segretario Nazionale, ponendo il quesito se "nell'attuale situazione politica c'è spazio per far vivere in modo autonomo le idee repubblicane… non come spazio culturale", ha manifestato più di un serio dubbio sulla prosecuzione dell'esperienza del PRI.

A quanto risulta, qualche giorno prima nell'ultima direzione nazionale il Segretario Nazionale avrebbe sostenuto che nell'attuale situazione la ragione lo porterebbe a sostenere lo scioglimento del partito e il cuore a mantenerlo in vita.

Nel dibattito aperto sulla "Voce" qualche Amico si augura di confluire nel Pdl, tentando di "seminare in quell'ambito i germi della nostra cultura".

Anni fa altri amici hanno pensato la stessa cosa andando nel Pds: si è visto quanto sia germogliata la nostra cultura nel centro sinistra e la fine che hanno fatto quegli amici, impossibilitati a svolgere un qualsiasi ruolo in quella formazione politica!

Il problema si era già posto in occasione dell'ultimo Congresso, dove era chiara a tutti la difficoltà del Partito nell'attuale assetto politico del Paese e la risposta, formalmente unanime, è stata di rilanciare in Italia la cultura liberal-democratica, di svolgere anche nell'ambito della coalizione di governo, un ruolo autonomo di proposta e di giudizio, rimarcando questa scelta non aderendo al gruppo parlamentare del Pdl.

Il convegno di Milano, nonostante l'assenza di un confronto con altri possibili partners, ha fornito buoni spunti per l'elaborazione di una piattaforma alternativa ai due raggruppamenti politici: purtroppo non abbiamo dato alcun seguito a quella iniziativa, come era doveroso fare.

Devo dire che nei comportamenti concreti sull'attività di Governo non si è mai tentato di rappresentare l'autonomia conclamata al Congresso anche rispetto a fatti gravi come quello di Alitalia: dalla turbativa del mercato quando era in corso la trattativa con Air-France, alla promozione di una cordata di amici ai quali regalare Alitalia senza debiti, accollati ai cittadini.

Per non parlare delle giravolte del premier in politica estera tra USA e Russia.

Infine neanche un batter di ciglio nei confronti di una finanziaria forse necessaria nella quantità, ma assurda nella qualità. Anche il Partito ha accettato di approvarla in otto minuti, come ci si è vantati nel Governo: ma i ministri sono solo signor sì?Il Partito è schierato in modo acritico a favore della riforma della scuola approvata dal centrodestra. Ma la scuola non va bene perché i bambini non portano i grembiulini!

Certo nella scuola molte risorse sono dilapidate e vanno eliminati gli sprechi, ma il dramma della scuola italiana è qualitativo: a cominciare da larga parte del corpo insegnante aumentato a dismisura con sanatorie varie, dalla qualità dei programmi, dalla mancanza di verifiche sull'efficienza. Insomma, se si vuole riformare la scuola dalle elementari all'università, occorre investire molte risorse, non tagliarle, per elevare la qualità del corpo docente, dei programmi, delle strutture.

Simili comportamenti politici segnalano che il problema del futuro del Partito più che dibatterlo può essere in gran parte già segnato.

Mantenere viva la cultura che diciamo di rappresentare attraverso fondazioni o correnti è una pura illusione.

Se vogliamo far vivere la nostra cultura dobbiamo aprire le porte del Partito non solo agli amici della diaspora e lanciare con convinzione la Costituente Liberal Democratica, invitando le energie migliori del Paese a contribuire ad elaborare una piattaforma di proposte che affrontino i problemi di fondo: come ridare vitalità al sistema democratico del nostro Paese riassegnando nelle mani del popolo sovrano la scelta dei rappresentanti al Parlamento, semplificare le strutture degli Enti locali e garantire ai Governi di governare ma anche di essere sottoposti a controllo; come rispondere alla crisi economica in atto senza slogan; come ridurre l'area della precarietà nel lavoro che sta avvilendo una intera generazione; come rendere seria la nostra politica estera, ancorata saldamente all'occidente, senza le pacche sulle spalle e riassumere un ruolo propulsivo per la costruzione dell'Europa politica; come attivare, riallacciando i rapporti con il mondo del lavoro, un'opera di mediazione per uno sforzo comune di tutte le forze politiche e sociali per un piano di rilancio dell'economia.

Attraverso la costituzione della componente Liberal Democratica e una piattaforma che affronti i problemi veri del Paese con il coinvolgimento delle energie migliori, potremmo rilanciare le sorti del Partito, offrire al Paese una forza politica antica e moderna d'impronta europea e trovare anche i consensi necessari in quella larga parte della società italiana, in particolare nel ceto medio, tanto bistrattato negli ultimi tempi, che non si riconosce nei due pseudo poli esistenti.